Classi Energetiche in Italia: come sono distribuite e disparità tra Nord e Centro-Sud

Guardando i dati nazionali degli Attestati di Prestazione Energetica (APE) emergono differenze territoriali nette: alcune regioni presentano quote più alte di classi efficienti (A), altre concentrano ancora molte unità in F–G. Capire perché accade aiuta a leggere correttamente il vostro APE, a confrontarlo con immobili simili nella stessa area e a impostare priorità d’intervento sensate. La base informativa è il SIAPE, la banca dati nazionale gestita da ENEA, da cui derivano i Rapporti annuali ENEA-CTI sulla certificazione energetica.  

Cosa dicono gli ultimi numeri disponibili

Sulle aggregazioni regionali, elaborazioni aggiornate su SIAPE 2024 mostrano che le classi F–G sono più diffuse in Toscana e Lazio (entrambe al 59%), seguite da Molise (57%)Basilicata (55%)Umbria (54%)Liguria (53%). Sul lato opposto, le quote più alte di classi A (A4–A1) si riscontrano in Trento (23%)Bolzano (21%)Valle d’Aosta (20%)Lombardia (19%) e Veneto (18%). Questi dati fotografano tendenze territoriali e aiutano a contestualizzare la posizione del singolo immobile.  

Nel quadro nazionale, la quota di immobili in F–G si è progressivamente ridotta negli ultimi anni, scendendo sotto il 50% nel Rapporto ENEA-CTI 2024 (dati 2023) e attestandosi intorno al 44% nelle rielaborazioni stampa 2025 su base SIAPE. È utile per capire la direzione del mercato, in attesa dell’uscita del Rapporto 2025.  

Perché Nord e Centro-Sud si comportano in modo diverso

1) Clima e fabbisogni energetici

L’Italia è suddivisa in zone climatiche (A→F) basate sui gradi-giorno: più la zona è “fredda”, maggiore è il fabbisogno invernale e più stringenti sono i periodi d’accensione del riscaldamento. Nel Nord (zone D–E–F) la pressione del clima ha spinto prima verso isolamento e controllo degli impianti; nel Centro-Sud (zone A–C) contano di più i carichi estivi, e l’assenza di schermature/ventilazione può penalizzare la prestazione.  

2) Età e qualità del costruito

Gran parte del patrimonio residenziale italiano risale a epoche costruttive antecedenti la normativa moderna sull’isolamento: oltre la metà delle abitazioni è stata costruita 1961–2000 (56,3%). La distribuzione per epoca non è omogenea e, dove lo stock è più datato, è più probabile trovare classi basse.  

3) Tipologia di impianti e interventi fatti

La diffusione di reti e sostituzioni impiantistiche (generatori più efficienti, regolazione, bilanciamento) e la maggiore organizzazione dei condomìni hanno favorito in molte aree del Nord interventi collettivi e profondi su involucro e centrali termiche, con riflessi positivi sulle classi. A livello nazionale, il Rapporto 2024 segnala l’aumento degli APE emessi a seguito di riqualificazioni/ristrutturazioni importanti, ulteriore indizio di un percorso di miglioramento in atto.  

In sintesi: climavetustà e impianti spiegano la geografia delle classi. Le mappe regionali non dicono quanto consumerà la vostra casa, ma offrono un contesto realistico per interpretare l’APE.

Come usare (bene) la mappa regionale con il vostro APE

  • Ancoratevi al numero giusto: l’EPgl,nren (kWh/m²·anno) del vostro APE è la bussola per confronti seri tra immobili simili nella stessa Regione/Provincia; la lettera di classe è utile ma non basta. Per il metodo e le definizioni fate riferimento ai Rapporti ENEA-CTI.  
  • Leggete i driver di consumo: dalla pagina 1–2 dell’APE capite se pesa di più invernoestate o ACS(impianti/consumi stimati). In Nord “freddo” spesso conviene ottimizzare regolazione e centrale termica; in Centro-Sud è prioritario il comfort estivo (ombreggiamenti, isolamento di coperture/solai, serramenti adeguati).
  • Programmate in sequenza: partite da interventi a rapido rapporto benefici/costi (regolazione, bilanciamento, generatore), poi valutate interventi strutturali su involucro. Verificate sempre sopralluogofirma e depositodell’APE per usarlo come base documentale in trattativa.

Esempi pratici

Condominio in zona E (Nord).

Immaginate un edificio condominiale con riscaldamento centralizzato, generatore datato e distribuzione non bilanciata. L’APE segnala un EPgl,nren elevato e un chiaro predominio del componente invernale: molti appartamenti ricevono troppo calore, altri troppo poco; per compensare si alzano temperature di mandata e orari di accensione, con effetti immediati su consumi e comfort. In uno scenario del genere, ha senso partire dalla regolazione: valvole termostatiche, climatica sulla centrale, contabilizzazione corretta e bilanciamento idraulico. Non sono “lavori scenografici”, ma riportano omogeneità nei corpi scaldanti, consentono temperature più basse e riducono i giri delle pompe. Questo primo passo è strategico anche per il dimensionamento del generatore: dopo la regolazione, il fabbisogno reale si riduce e la nuova macchina può essere scelta sulla potenza effettiva, sfruttando meglio la modulazione (e, se presente, la condensazione).

Solo a questo punto ha senso intervenire sul generatore (sostituzione con un sistema più efficiente o, dove compatibile, soluzioni ibride), rivedendo anche la distribuzione e le pompe a giri variabili. L’effetto combinato è doppio: cala l’EPgl,nren e si stabilizza il comfort negli alloggi periferici, quelli di solito più “freddi”. A seguire, si pianificano gli interventi sull’involucro: non per forza un cappotto generale “tutto e subito”, ma priorità sulle facciate più disperdenti e sui punti critici (serramenti fino ad allora più deboli, ponti termici evidenti). L’ordine non è casuale: una regolazione fatta bene anticipa risultati e rende più prevedibili i benefici dell’eventuale isolamento, evitando sovradimensionamenti che si pagano nel tempo. Conclusi i lavori significativi, è opportuno rifare l’APE: oltre a fotografare il nuovo stato, fornisce un EPgl,nren aggiornato, utile in trattativa o per future decisioni.

Appartamento in zona C (Centro-Sud).

Qui lo scenario è diverso: estati lunghe, ombreggiamento insufficiente, infissi datati e, spesso, condizionatori “aggiunti” nel tempo senza una regia. Nell’APE il peso estivo è evidente e il comfort nelle ore più calde è il vero problema. La sequenza più sensata parte da ciò che taglia il carico alla radiceschermature esterne (avvolgibili, frangisole, tende efficaci sulle esposizioni critiche) e tenuta all’aria dell’involucro (giunti e cassonetti corretti) per contenere gli apporti e gli spifferi. Già così l’ambiente diventa più gestibile e l’impianto di raffrescamento non è costretto a inseguire picchi continui. Se l’alloggio è all’ultimo piano, l’intervento più incisivo è l’isolamento della copertura o dell’ultimo solaio: riduce il surriscaldamento per irraggiamento e migliora nettamente le ore serali.

A valle di queste misure “passive”, ha senso sostituire i serramenti (vetro basso emissivo, telai con taglio termico e corretta posa per limitare i ponti termici). Solo dopo aver ridotto i carichi conviene rivedere il raffrescamento: macchine inverter ben dimensionate, regolazione semplice ma efficace (programmi orari, set-point realistici, deumidificazione quando serve). Per l’acqua calda sanitaria, in molti casi una pompa di calore dedicata o soluzioni più efficienti sostituiscono apparecchi vecchi e poco controllabili. Anche qui la logica è la stessa: prima si riduce ciò che entra (sole e calore), poi si affina come si gestisce ciò che resta (impianti). L’APE aggiornato, a lavori conclusi, restituisce un EPgl,nren coerente con il nuovo equilibrio e rende più trasparente il miglioramento ottenuto.

In entrambe le situazioni, l’APE non è un “bollino” da archiviare, ma una bussola: vi dice dove consumate e in quale ordine conviene agire. Evita scelte isolate che deludono le aspettative, aiuta a pianificare investimenti graduali 

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